venerdì 19 aprile 2024  
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 Storia del conflitto del Sahara Minimize

Il Fronte Polisario, creato nel 1973, è stato battezzato Polisario o anche Fronte di Liberazione di Essaquia al Hamra e di Oued Eddahab; il suo ramo armato si chiama Esercito di Liberazione Popolare Sahrawi (ALPS). 
 
Il gruppo di persone che ha fondato il Polisario è costituito da giovani marocchini d’origine sahrawi che seguivano i loro studi all'Università Mohammed V di Rabat.
 
Nondimeno possono essere ignorate le disgrazie subite dai creatori del Polisario, soprattutto da quelli che le hanno vissute.  
 
Si ricorda ancora che si trattava un gruppo di una trentina di giovani universitari originari delle province del Sud marocchino, che hanno deciso un giorno di prendere per mano il loro   destino. 
 
Essi hanno approfittato dello svolgimento del Moussem di TanTan per manifestare nelle piccole viuzze di questa che non era propriamente una “città”, e siccome hanno rotto l'equilibrio stabilito da una decina di anni, la risposta non si è fatta attendere. 
 
Il caid del posto ha, dunque, ordinato l’incarcerazione di questi perturbatori dell’ultimo minuto, e siccome non c'era una prigione propriamente detta, ne ha improvvisato una: li ha inscatolati allora in una mansarda in terra argillosa di una decina di metri quadrati, dotata di una sola porta bassa e stretta, e senza finestra, sotto un caldo soffocante. 
 
Nessuno tra loro poteva trattenersi dal ricordarsi la durezza della vita ed il coraggio che l'ha condotto a questa situazione. Hanno vissuto come i loro padri e le loro madri in una miseria incedibile, degradante, avvilente e subumana. In questo paesino, non c'erano strade asfaltate, né marciapiede, né acqua corrente, né risanamento, né elettricità, né investimenti, né, certamente, lavoro; niente che potesse permettere di dire che questa regione facesse effettivamente parte della madrepatria.  
 
Questi notabili, figli di eroi ed essi stessi membri gloriosi dell'Esercito di Liberazione Nazionale, che erano venuti a cogliere il frutto della loro vittoria, si sono trovati dall’oggi all’indomani, pigiati in mansarde completamente sguarnite, dormendo per terra, senza un tappeto, né una stuoia, sotto tetti di fortuna.   
 
Non si viveva che della mutua assistenza nazionale, grazie alla distribuzione di sacchi di farina, acqua distillata col contagocce e, ironia della storia, più ci si dedicava alla delazione del proprio vicino, più si era benvisti, addirittura considerati, e meno si era esposti alla penuria. Addio dignità !!!
 
È in questo stato di miseria assoluta che questi prodi guerrieri ed i loro discendenti, e, per alcuni, i loro antenati, vegetavano da quando l'Operazione Scovolo li ha gettati nelle strade senza uscita dell'esodo.

Erano migliaia, venuti a cercare la libertà, la felicità e la pace nella dignità. Ahimè, niente di tutto ciò fu ottenuto, ed è stato in questo mondo dimenticato da tutti, responsabili locali e regionali, che questa trentina di universitari ha provato a farsi sentire ed a gridare tutto il male che pensava della sua situazione sociale, economica, culturale e politica! 
 
Non bisogna sottovalutare il disprezzo e l'odio che i responsabili amministrativi portavano a questi giovani venuti da chissà quale pianeta e che non erano né sottomessi né rassegnati come lo erano i loro genitori. Si rimproverava loro il fatto stesso di esprimersi e di manifestare un qualsiasi disaccordo col diktat del caid. 
 
Come osano sfidare il potere del governatore invisibile eretto in monumento sacro? 
Come pretendono di avere l'audacia di dire a piena voce ciò che le loro famiglie pensano in silenzio? 
Come hanno trovato la temerarietà del “disperato” per sollevare la testa e colpire il Khalifa del quartiere nel suo punto debole? 
 
Per raffreddare queste “teste calde”, non c’è niente di meglio che farli pestare, e non da chiunque, soprattutto non da un gendarme o da un poliziotto. Non meritavano questo privilegio: sospendeteli piuttosto, rinchiudeteli, privateli di ogni nutrimento, lasciateli soffocare e soffrire il martirio, in attesa dell'arrivo di una sezione mobile del Makhzen, di stazione a più di duecento Km più a nord, a Bouizakarne, fatta venire appositamente per torturarli, per umiliarli e per fargli apprezzare le bruciature delle fiamme ardenti del dolore di chi è “senza difesa”, pestati da quelli che erano considerati tra i più mediocri e più disumani dei servizi d’ordine. 
 
I più giovani, come i cadetti tra di loro, non comprendevano niente di ciò che accadeva, perché il loro solo reato o, a dire il vero, il loro unico crimine, era di essere stati, un giorno, più svegli che i loro genitori, e di aver camminato, la vigilia di questa catastrofe, nelle viuzze strette della piccola borgata di TanTan.
 
Hanno manifestato affinché il Marocco recuperasse o facesse qualche cosa per recuperare il suo Sahara, pegno di un miglioramento di questa situazione sentita come insostenibile e profondamente disperata. 
 
È davanti a questa incomprensione, questa cittadinanza, vissuta come una cittadinanza di terzo grado, che la loro rivolta è stata distruttiva e devastatrice, che l'odio si è scavato nei loro  cuori e spiriti. I più estremisti, per essere i meno pazienti ed i più sensibili ai canti delle sirene del progressismo, quelli stessi che erano i più eccitati ed i più attaccati all'ideologia in voga, in quel momento nel nostro paese, vale a dire quella sradicatrice che esaltava l'accelerazione del ritmo di cambiamento brutale. 
   
Insomma, quelli che erano incapaci di distinguere la paglia dal fieno nell'imbroglio degli anni ‘70 in  Marocco, quelli che non avevano il tempo di giudicare obiettivamente per discernere ciò che era responsabilità, nell'esercizio del potere, della piccola autorità locale, da ciò che era di competenza dello Stato Centrale. 
 
Coloro i quali erano convinti che sarebbero rimasti degli incompresi eterni, e che hanno deciso di farsi comprendere con la forza. In breve, i più idealisti che credevano alla rivoluzione mondiale, al Guevarismo ed al Castrismo, hanno deciso allora la rottura con il proprio passato e la negazione delle proprie origini, così come le origini dei propri antenati. 
 
Fu allora dato ordine ai più vulnerabili di questo gruppo di disperdersi e darsi alla macchia, per sfuggire alle retate notturne degli ispettori, per incontrarsi, con certi dirigenti, sotto altri cieli per vendicare l'onore perduto e restituire al boia il colpo che non ha esitato ad infliggergli, e non senza ragione! Si è cercato rapidamente il responsabile di questo cataclisma, ed a quale livello della gerarchia egli si trovasse.  
 
La risposta non comportava alcun tipo di dubbio: no, il Khalifa non è niente, il Caid neanche, il carabiniere o il poliziotto non prendono decisioni ed a fortiori quei poveracci del Makhzen. In quanto al governatore, egli è “intoccabile” e, ad ogni modo, nessuno osa pretendere d'averlo visto o sentito un giorno, a testimonianza della sua esistenza reale, nessuno di tutto questo staff può essere considerato responsabile della disgrazia di questi “ammassi umani”. 
 
No, il responsabile è colui che ha permesso a questi parassiti dei responsabili locali di comportarsi da leoni in questo deserto abbandonato al suo destino. Questa responsabilità non può incombere su altri che l'amministrazione marocchina stessa e non deve essere assunta che dall'amministrazione, tutti i suoi responsabili, tutti i suoi commessi e generalmente da quelli che avevano il diritto e la possibilità di prendere parola! 
 
Bisogna dunque cercare di vendicarsi di questo Stato che non ha saputo, o non ha potuto o, peggio, non ha voluto proteggere cittadini che si contavano tra i più sguarniti, mentre possono vantarsi di essere stati tra i più fedeli; e la decisione si è eretta ad ideale, più ancora a mito, che è diventato purtroppo col passare dei tempi una chimera che ha partorito un incubo. 
 
Certo, all'inizio degli anni ‘70, questi giovani universitari marocchini di origine sahrawi avevano delle rivendicazioni legittime, di ordine politico, economico e sociale, ma si trattava di rivendicazioni a carattere interno, che hanno avuto luogo in una cornice rigorosamente marocchina. 
 
Queste rivendicazioni sono sorte in un momento difficile della storia del Marocco, in un momento dove lo Stato era sottoposto a forti pressioni esterne ed interne. Si può affermare senza incorrere in errore che in questo momento, vale a dire durante gli anni ‘70, non c'era nessun potere o forza politica in Marocco che potesse rispondere positivamente e favorevolmente ad una rivendicazione di carattere regionale, per quanto potesse essere legittima. 
 
In quel periodo, il Marocco si confrontava con delle sfide enormi d’ordine interno ed esterno. Le priorità erano altre, considerate le circostanze dell'epoca, poiché quei momenti erano segnati da un contesto di guerra fredda in fase acuta e di conflitti interarabi incessanti ed interminabili. 
 
Ecco perchè una parte di questo gruppo di universitari marocchini di origine sahrawi che seguivano gli studi a Rabat, è stata animata dallo spirito di vendetta, in seguito alla repressione della manifestazione di Tan Tan, alle carcerazioni, ai cattivi trattamenti ed alle torture.  
 
Questi maltrattamenti hanno spinto questi giovani universitari ad allearsi con certi paesi, in un contesto di guerra fredda e di conflitti interarabi ed interafricani. All'epoca, simili alleanze erano completamente permesse. 
 
Questi studenti universitari hanno manifestato questo risentimento contro il loro paese di origine, vale a dire il Marocco del quale sono originari tutti i loro antenati. I loro genitori hanno lottato instancabilmente nel quadro dell'Esercito di Liberazione per la liberazione del paese dove questi giovani sahrawi hanno seguito i loro studi. 
 
I loro padri hanno difeso con forza il sultano Mohammed V e hanno prestato vassallaggio a suo figlio il defunto Re Hassan II. Occorreva un poco più discernimento. Non si sarebbe mai dovuto dimenticare che le autorità marocchine che erano all'origine, all'epoca della manifestazione di Tan Tan nel 1972, dei maltrattamenti, delle torture e delle persecuzioni di questi giovani universitari, erano anche all'origine di due tentativi abortiti di colpo di Stato. 
 
Ecco un quadro delle grandi contraddizioni del Marocco degli anni ‘70. Tuttavia, tutte queste sommosse non hanno influito sul corso normale della storia, per la semplice ragione che l'affare del Sahara è all'origine una questione di decolonizzazione tra il Marocco e la Spagna. 
 
Essendo stato sotto il protettorato di due poteri coloniali, la Francia e la Spagna, il Marocco ha dovuto recuperare, gradualmente e per tappe successive, la parte del territorio che era sotto il protettorato spagnolo, a cominciare dalla Zona Nord e Tangeri, nel 1956, Tarfaya e Tan Tan nel 1958, Sidi Ifni nel 1969 ed il Sahara nel 1975. Questo è scritto nel corso della storia.  
 
Così è sempre stato il caso con la nostra vicina ed amica Spagna. Tutti i nostri conflitti con questo paese riguardanti la fine del protettorato sono stati risolti attraverso il negoziato e per vie pacifiche. Ora, gli avversari del Marocco che hanno fomentato il conflitto del Sahara e si oppongono al perfezionamento della sua integrità territoriale, finanziando ed aiutando il movimento del Polisario, hanno preparato anticipatamente le condizioni di questa opposizione in Marocco.  
 
Risultato: questo movimento era stato accolto dall'Algeria nel suo territorio a Tindouf, in ragione delle divergenze che esistevano all'epoca tra il Marocco e l’Algeria riguardo alle frontiere comuni, e nel momento in cui il Marocco aveva concluso un accordo con la Spagna, conformemente alle relazioni storiche che sono sempre esistite tra i due paesi. 
 
Del resto, il Marocco ha ricuperato il suo Sahara, attraverso il negoziato ed il consenso, secondo il processo abitualmente seguito con la Spagna. 
 
Avendo il Marocco recuperato le sue province del Sud, il Polisario non ha trovato di meglio che condurre una parte della popolazione sahrawi in campi installati in territorio algerino, che sono stati chiamati campi profughi, o designati ancora sotto denominazioni fittizie, come campo di Laâyoune, campo di Smara, campo di Aouserd, o campo di Dakhla. 
 
Il Polisario ha mentito e ha manipolato la parte della popolazione che è stata portata a Tindouf, in Algeria. Tutti i Sahrawi sanno che, nei mesi di novembre e dicembre 1975, il Polisario ha chiesto a molte persone di assistere ad alcune riunioni a Gueltat Zemmour e, quando le persone sono andate, si è chiesto loro di fare un'altra riunione a Bir Lahlou, poi a Tindouf per intrappolarli e non permettere più loro di uscire. 
 
Purtroppo, la maggior parte di loro, per mancanza di mezzi di trasporto, sono rimasti intrappolati a Tindouf fino ai giorni nostri. Ma molti si sono resi conto della trappola ed hanno utilizzato tutti i mezzi per tornare alle loro case, a Smara, a Laâyoune, a Dakhla e ad Aouserd.
 
Questa verità è conosciuta da tutti i Sahrawi, almeno quelli che avevano all’epoca più di 15 anni. Il Polisario ha premeditato, pianificato ed eseguito l'installazione dei campi sul territorio algerino. 
 
Perché il Polisario ha creato questi campi e li mantiene in un territorio che non è il suo, prendendo per ostaggi delle popolazioni prive di documenti d’identità, confinate nei campi e senza disporre di libertà di circolazione? 
 
Queste popolazioni sono sorvegliate giorno e notte dal Polisario, che recluta i loro bambini nelle scuole, insegnando loro l'odio ed inculcando in loro la disperazione. Ci si chiede quali siano le ragioni umanamente accettabili che permettono ad un gruppo di dirigenti del Polisario di trattenere loro malgrado queste popolazioni in campi da più di trenta anni. Qual è veramente  l'obiettivo? Questa sarebbe una moneta di scambio? 
 
S’indovina facilmente che senza l'esistenza di questi campi, non ci sarebbe stato il movimento politico-militare chiamato Polisario. L'esistenza del Polisario è legata all'esistenza stessa di questi campi. Ma questa politica non può condurre da nessuna parte, se non alla deriva. 
 
L'esistenza di questi campi su un territorio ostile, ed in condizioni subumane per un così lungo periodo è una violazione flagrante dei diritti dell'uomo. 
 
Con quale diritto si può permettere di lasciare le persone vivere nelle tende per più di 30 anni?
Con quale diritto si può impedire alle persone di circolare liberamente?
Con  quale diritto si può reclutare e si può inculcare l'odio e la disperazione nei loro bambini? Con quale diritto si può impedire alle persone di vivere come gli altri?
Con quale diritto può si disporre a piacimento di una parte della popolazione sahrawi nei campi?  
Quale diritto si può avere per vendere la miseria umana alle organizzazioni di carità internazionale? 
Queste sono le vere violazioni dei diritti dell'uomo, le più importanti, perché toccano l'uomo nella sua stessa essenza e nella sua libertà di scegliere e disporre di sé e della sua famiglia. 
 
Il Polisario ha costantemente e deliberatamente violato i più elementari diritti dell'uomo, da più di 30 anni. Ha trattenuto per più di 25 anni dei prigionieri marocchini, separati dalle loro famiglie e dai loro genitori nella sofferenza totale.  
 
Perché avere inflitto tante sofferenze a questi prigionieri, anch’essi degli esseri umani?
Perché averli trattenuti per più di 25 anni in condizioni intollerabili, con tutte le torture fisiche, psicologiche e morali che ciò implica, ed è il meno che si possa dire?  
 
Tante domande e non una sola risposta giustificabile. Finalmente, questo movimento è stato obbligato a liberarli senza nessuna contropartita politica. Il Polisario ha installato poi il suo Stato Maggiore a Hassi Rabouni, a Tindouf, e plasmato dal 1976 a immagine e somiglianza di certe persone, senza alcun fondamento giuridico, storico e legittimo e senza la minima consultazione delle popolazioni sahrawi. 
 
Il Polisario è un movimento politico-militare che ha istituito un sistema simile a quello che esisteva nei paesi un tempo totalitari: partito unico, istituzione unica, struttura unica, burocrazia unica, il tutto macinato in un pensiero unico. 
 
Ha istituito il controllo armato delle popolazioni che detiene o che controlla, utilizzando l'aiuto alimentare come strumento di ricatto permanente ed inquadra la popolazione dei campi attraverso un sistema di controllo fisico, psicologico e morale rigoroso, sul genere del commissario politico per ogni attività e servizio. 
 
Il Fronte ha istituito i metodi di delazione come mezzo di controllo, ed il reclutamento permanente o piuttosto il lavaggio del cervello dei giovani, degli adulti, come la falsificazione della storia o la manipolazione degli avvenimenti e l'insegnamento dell'odio come regola generale. 
 
Il Polisario è il prodotto di un altro mondo, che esisteva prima del crollo del sistema totalitario, proprio quando il mondo ha conosciuto dei cambiamenti a partire dal 1991, si è tenuto alla larga da questi cambiamenti: niente elezioni libere, niente democrazia, niente pluralità, niente libertà di espressione, niente libertà di opinione e niente società civile. 
 
Ha imposto una chiusura totale ed una separazione totale delle strutture affinché esse perdurino. Tutti i movimenti a carattere politico o politico-militare simili al Polisario sono spariti dal mondo dalla caduta del Muro di Berlino. O hanno cambiato nome o sono stati sciolti, o hanno creato delle nuove strutture corrispondenti al nuovo mondo globalizzato, libero e democratico. 
 
Il Polisario che si crede un'entità indipendente, ha creato una sedicente Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD), che qualifica le terre liberate dal Marocco: Sahara Occidentale o territori occupati. 
 
Questa “RASD” è in contraddizione flagrante con la domanda polisariana di un referendum d’autodeterminazione. 
 
Come si può chiedere un referendum di autodeterminazione dell'insieme dei Sahrawi e rispondere anticipatamente al loro desiderio ed alla loro volontà creando un'entità che non ha nessuna base morale, storica o democratica? 
 
È esattamente il modo di procedere dei movimenti totalitari antidemocratici. La vecchia e ben nota regola di rispondere a nome del popolo alle domande che non gli sono state poste. La proclamazione unilaterale da parte del Polisario della “RASD” è una violazione flagrante del diritto internazionale. Si tratta del non rispetto della volontà del popolo, del non rispetto delle regole della democrazia e della volontà deliberata e premeditata di ottenere dei risultati politici attraverso l'imbroglio e l'inganno.  
 
È per questo che il Polisario ha screditato la sua domanda di autodeterminazione libera del popolo sahrawi. Ha manipolato rispondendo in anticipo al loro posto. Non è possibile dire che rispetterà ciò che decideranno i Sahrawi avendo già risposto al loro posto. Non si può pretendere di essere onesti e rispondere al posto degli altri. Non si può dire di essere deboli mentre si imbroglia coi principi. 
 
Non si può dire che il diritto di autodeterminazione dei popoli consiste nel decidere liberamente del loro avvenire senza nessuna pressione, da qualsiasi parte venga, e screditarsi rispondendo in anticipo ad una domanda che non è stata ancora posta. 
 
Non si può dire che si è onesti quando si ha imbrogliato in anticipo. La “RASD” non ha nessuna consistenza territoriale, è installata a Tindouf, in Algeria, e non ha popolo, perché il solo di cui dispone è quello trattenuto nei campi che detiene e controlla contro la sua volontà, non è il risultato di un'elezione. Non possiede nessun attributo di sovranità, non ha esistenza che in Internet e nelle istituzioni fittizie nel territorio di un paese straniero. 
 
Il Polisario che ha messo in opera a Tindouf delle istituzioni fittizie come il governo Sahrawi, la Mezzaluna Rossa Sahrawi (CRS), l'Unione della Donna Sahrawi, l'Unione della Gioventù Sahrawi, non risparmia alcuno sforzo per l'organizzazione sul suolo algerino di festeggiamenti commemorativi sotto i nomi di: 27 febbraio, 10 maggio, 20 maggio o ancora 12 ottobre. 
 
Fin dalla sua creazione, il Polisario aveva nominato suo primo segretario generale Chahid el Ouali cui succedeva quel tale Mohamed Abdelaziz, chiamato poi presidente, segretario generale del Polisario o comandante del Polisario. Il Fronte non ha mancato neanche di creare i propri media di propaganda per puntellare le sue tesi separatiste, vale a dire “l'Agenzia di Stampa Sahrawi” (SPS), Radio Sahara o ancora Radio Polisario, lanciandosi corpo ed anima in una chimera assoluta in quanto alla questione del Sahara. 
 
In effetti, quando ha perso la guerra, e dopo l'insuccesso del progetto di referendum, che è impossibile da realizzare poiché bisognerebbe modificare tutte le frontiere, il Polisario ha cominciato a pretendere, presso chiunque avesse voglia di ascoltarlo, che il Sahara è un territorio occupato dal Marocco e che questa regione subisce ogni forma di repressione politica e di violazioni dei diritti dell'uomo. 
 
Il Polisario non è assolutamente in grado di dare lezioni in materia di diritti umani. Tutto il mondo sa che le frontiere nella regione Nord Ovest africana, in particolare i confini tra Marocco, Algeria, Mauritania e Mali sono stati tracciati in modo matematico, all'epoca della divisione di questa parte dei territori africani tra la Francia e le Spagna. 
 
Le frontiere attuali non ubbidiscono a nessun criterio d’ordine geografico, umano o altro. Si può dire senza sbagliarsi che sono delle frontiere tracciate arbitrariamente al momento della divisione. È la ragione fondamentale all'origine dell'insuccesso del progetto di referendum.
 
I Sahrawi non si trovano unicamente in Marocco. Tutta la parte Sud Ovest dell'Algeria, da Bechar fino alla frontiera con la Mauritania e il Mali, è una regione di tribù Sahrawi. Anche tutta la parte Nord Ovest del territorio della Mauritania lo è, come è il caso dell'estremo Nord del Mali tra Tombouctou e la frontiera algerina passando per Taoudenni. 
 
Ed è per questo che, per avere un referendum di autodeterminazione libero, democratico, giusto, onesto e globale, che permetta a tutti i Sahrawi, senza alcuna eccezione, di esprimersi sul loro avvenire, come era l’auspicio delle Nazioni Unite, nel piano di risoluzione iniziale, è indispensabile modificare le frontiere tra i quattro paesi coinvolti, ovvero il Marocco, l'Algeria, la Mauritania ed il Mali, in modo tale che si possa disporre al tempo stesso delle popolazioni Sahrawi e della loro realtà geografica e storica, antica ed attuale. 
 
Questi cambiamenti di frontiera sono ben evidentemente impossibili, illogici ed irresponsabili. Dunque, il referendum basato sull'identificazione è altrettanto impossibile da realizzare. Ogni insistenza nell’organizzarlo è una volontà deliberata di prolungare inutilmente il conflitto e le sofferenze delle popolazioni. 

Nello stesso ordine d’idee, il Polisario non ha esitato ad inventarsi delle istituzioni, con la complicità di certi personaggi anti-marocchini per diverse ragioni, come le associazioni di amicizia col popolo sahrawi, le associazioni dei diritti dell'uomo, le associazioni di solidarietà col popolo sahrawi, le associazioni di solidarietà con la RASD, le associazioni di aiuti umanitari, l'associazione Chahid el Ouali, l'associazione Oum Driga, l'associazione degli amici del Sahara Occidentale, o l'associazione degli amici del popolo sahrawi. 
 
Sebbene l'Organizzazione delle Nazioni unite (ONU) abbia concluso sull'impossibilità di organizzare un referendum nel Sahara, senza modificare le frontiere, il Polisario non ha trovato di meglio che inventare la questione dell'autodeterminazione, arguendo che questa, attraverso il referendum, può condurre solamente al separatismo. 

Tuttavia, la Carta dell'ONU, che costituisce la più alta giurisprudenza a livello internazionale, stipula che l'autodeterminazione deve tenere conto dell'unità e dell'integrità territoriale del paese e che l'autonomia resta una delle migliori formule dell'autodeterminazione. 
 
Questa autonomia esiste nei paesi occidentali più evoluti, in tutto il mondo. È per questo che la comunità internazionale ha rimproverato l’Organizzazione dell'Unione Africana (OUA), per aver violato deliberatamente il diritto internazionale riconoscendo la fantomatica “RASD”, così come con l'istituzione che l'ha sostituita, l'Unione Africana (UA), che ha deviato anch’essa dal diritto internazionale riconoscendo un'entità che è stata dichiarata da un movimento politico-militare e non sulla base di una consultazione referendaria. 
 
Invece, le altre Organizzazioni Internazionali, come l'ONU, i Paesi Non Allineati, la Lega Araba, l'Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), l'Unione Europea (UE), l'Unione Asiatica, hanno rifiutato categoricamente di rinnegare il diritto internazionale conformandosi  alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, cioè trovare una soluzione politica e consensuale allo sterile conflitto del Sahara, attraverso il negoziato ed il dialogo. 
 
Infatti, questo conflitto ha impossibilitato la costruzione dell'Unione del Magreb Arabo (UMA), impacciato ogni intesa tra paesi fratelli vicini, il Marocco e l'Algeria, ed impossibilitato famiglie sahrawi a tornare alle loro case per vivere tra la loro gente.  
 
Ha creato anche un focolaio di tensione al Nord Ovest dell'Africa e ha incoraggiato la proliferazione del traffico umano, in questo caso l'immigrazione clandestina, del traffico d’armi e di droga, il dirottamento di ogni tipo di merci nei campi, così come la comparsa del terrorismo. 
 
L'ONU invia frequentemente in questi campi delle delegazioni del Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) per indagare sulla cattiva gestione e sul dirottamento dell'aiuto umanitario, fornito da queste istanze e dalla Direzione dell'Aiuto Umanitario Europeo (ECHO), destinato in principio ai trattenuti in questi campi. 
 
Il dirottamento dell'aiuto umanitario è stato confermato da parecchie ONG internazionali, in particolare US Committee for Refugees and Immigrants (USCRI), la Fondazione France- Libertés e l'European Strategic Intelligence And Security Center (ESISC). 
 
Queste organizzazioni hanno attirato, a più riprese, l'attenzione della comunità internazionale su questo fenomeno di dirottamento e sul suo impatto sulla situazione umanitaria delle popolazioni trattenute nei campi di Tindouf, in Algeria.  
 
Malgrado tutta questa disgraziata storia, il Polisario può riscattarsi ancora e può ritornare alla ragione. È inutile ostinarsi e perseverare nell'errore. Gli oltranzisti non hanno mai guadagnato nulla. 
Oggi, la storia permette al Polisario di concludere un accordo onorevole e proficuo per le nostre popolazioni e le nostre famiglie. 
 
Oggi, la storia permette al Polisario di aprire una via di speranza, di fare dimenticare le sofferenze, gli errori e le trasgressioni alla morale.  Oggi, la storia offre al Polisario un'opportunità preziosa di accettare la sola soluzione possibile, l'unica realizzabile, quella ottimale, vale a dire l'autonomia politica, sotto la sovranità del Regno del Marocco. 
 
Il Polisario, se ha il minimo sentimento o il minimo rispetto verso i Sahrawi, dovrebbe afferrare questa opportunità storica. 
 
Il Polisario deve uscire dalla trappola dove si trova e non deve servire gli interessi altrui o essere utilizzato come una spina nel fianco del Regno del Marocco per una vicenda di egemonia politica.  
 

    

1. Cosa pensate del progetto d'autonomia dell'Sahara occidentale proposto dal regno del Marocco
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